Sull'opera architettonica costituita essenzialmente dalla piccola chiesa e quasi per nulla dal convento, non appaiono tracce del nome del progettista anche se viene avanzata l'ipotesi di Martino Longhi il Vecchio che in quel periodo, e cioè nel 1575, risulta impegnato nella realizzazione di Mondragone e pertanto potrebbe avere dato qualche cosiglio. La vera e propria decorazione invece, è di quattro anni più tardi. Va ricordato che lo stesso Papa Gregorio XIII cura la decorazione dell'altare maggiore, mentre i due altari laterali sono curati dai due Cardinali nipoti di Filippo Guastavillani e Filippo Boncompagni. Per iniziativa del Papa i loro ritratti appaiono nella cappella principale. Come già detto, l'insieme della chiesa che si inserisce nella facciata del convento e il convento stesso costituiscono uno dei primi esempi sotto il pontificato di Gregorio XIII siano state realizzate le 98 celle, rilevate da una relazione a seguito di una visita pastorale del 1636.
Sulla chiesa, invece, non ci sono indicazioni particolari considerato il mediocre livello architettonico mentre, in una relazione del 1660, il convento è ricordato per l'ottimo stato di conservazione. Le due relazioni ricordate danno una descrizione dell'ottimo stato e della tipologia del convento costituito da due corpi di fabbrica con una disposizione a "L", il cui corpo più lungo risulta addossato alla chiesa. Al piano superiore sono distribuite le celle dotate di modesti giacigli e di piccole finestre che, però, inquadrano il bellissimo panorama. Completa le celle una ridotta biblioteca a servizio dei frati. Al piano terreno, oltre i locali destinati a laboratori e magazzini, è ricavato un piccolo chiostro dotato di una cisterna centrale e un vicino corridoio un tempo affrescato. In generale l'atmosfera che circonda il complesso conventuale è suggestiva ma sostanzialmente la rilevanza architettonica è di estrema modestia, d'altra parte rispondente all'ordine di appartenenza, malgrado l'aspirazione di realizzare una villa - convento.
