INTERVISTA A ALESSANDRO CENTOFANTI

Di Agnoli-Nacci-Erelli-Secco.

Anagrafe. Alessandro Centofanti nasce a Sulmona, in provincia di L'Aquila, il 23-06-1952. Famiglia. Il padre è Pasquale, la madre Anna Teresa. Alessandro ha un fratello che fa il fonico, Massimo. Sposato con Gloria Martino, successivamente separato, Alessandro ha un figlio di tredici anni. Gloria Martino è l'autrice del testo di Supercar Gattiger . Gioventù. I ricordi piacevoli di Alessandro sono tantissimi ma si riferiscono quasi tutti a giochi infantili riferiti alla musica. I sogni per la direzione d'orchestra contraddistinguono Alessandro Centofanti già dai tre o quatttro anni. Curriculum scolastico. Diplomato in elettronica, Alessandro ammette di essere stato avvantaggiato dalle sue conoscenze per l'utilizzo, a partire dall'inizio degli anni Settanta, delle nuove tastiere e dei nuovi congegni di cui si nutrirà, da lì in poi, il mondo musicale. Esordio artistico. L'incontro con Claudio Baglioni, in una spiaggia frequentata da persone in uniforme (sia Claudio Baglioni che Alessandro Centofanti erano figli di carabinieri) permette al nostro di essere introdotto nel mondo musicale. Influenze. Dagli Stones ai Beatles Alessandro Centofanti interiorizza varie influenze che determinano la sua formazione artistica. Rockettaro di natura, come egli stesso ammette, il nostro apprezza anche i Led Zeppelin e i Deep Purple. Carriera. Alessandro Centofanti è un arrangiatore ma ha suonato le tastiere; vista la sua grande preparazione tecnologica si è da qualche anno avvicinato all'uso del computer applicato all'uso musicale. Alessandro ammette comunque di preferire l'atto creativo alla mera tecnologia, pur non condividendo chi disprezza a priori le moderne apparecchiature computerizzate. Il primo disco a cui lavora in RCA è Alice , di Francesco De Gregori. Collabora, poi con Venditti, Renato Zero, Patty Pravo e altri famosissimi artisti, prima della parentesi americana. Siamo infatti nel 1974 e Alessandro Centofanti vola negli Usa, dove fonda il gruppo Libra. Negli Stati Uniti Centofanti ha l'opportunità di suonare insieme a gente del calibro di Frank Zappa e i Chicago. Nel 1976 ricomincia a lavorare in Italia, a Roma, arricchito dall'esperienza statunitense, e si occupa della lavorazione di una quantità infinita di dischi.

Alessandro Centofanti in studio..

Come ha conosciuto Claudio Baglioni?

Mio padre era carabiniere e quello di Claudio Baglioni anche. In un giorno d'estate, alla fine dei Sessanta, al mare, ci conoscemmo e cominciammo a fare delle cose insieme. Eravamo, tra l'altro, entrambi iscritti ad Architettura e quando Claudio fece Questo piccolo grande amore io fui, di fatto, introdotto nel mondo musicale. Da hobby che era, la musica divenne il mio lavoro. Era un periodo straordinario. L'RCA era un po' il motore di ricerca degli artisti italiani. Ebbi l'occasione di lavorare con De Gregori, Venditti oltre che con Baglioni, ovviamente.

Cosa pensa dei messaggi che provengono, oggi, dalla Mediaset?

Non condivido niente di quello che propongono loro. E questo al di là del fatto che io sia di sinistra. Non mi riconosco neppure più nei DS, figurati…Ho un'estrazione fondamentalmente di sinistra, non mi piace la destra perché la ritengo conservatrice nonostante oggi cerchino di accattivare il pubblico con mosse carine. Sono fermi. Gente come Berlusconi, visto che si parla di Mediaset, non mi piace dal punto di vista culturale ma aziendalmente è un furbacchione…è furbizia più che intelligenza. Ha sfruttato un momento propizio, col vuoto di potere creato da Craxi (non a caso amico suo) e sta usando un target sostanzialmente basso. Come politico, inoltre, è coperto dall'immunità quindi fa gli affari suoi in tutto e per tutto. La Mediaset rappresenta quello che era la televisione americana negli anni Sessanta. Il seme è quello: il rincoglionimento della massa. Nessun valore se non quello delle pubblicità. Le cose migliori che si vedono in Mediaset sono proprio le pubblicità, fatte probabilmente da qualche regista creativo e abile. Lo stesso Costanzo non mi piace. Fino a un certo punto si è nascosto, oggi fa programmi che sembrano le pagine di Eva 3000. Puntano alle casalinghe che si divertano guardando quei fessi senza idee rimbalzare sullo schermo, illudendole di essere messe, un giorno o l'altro, al posto loro. Il telespettatore, preso da questo gioco perverso, spera di stare là, al posto dei personaggi televisivi, invidiati…La società è malata, prima o poi scoppierà…non mi stupisco neanche quando succedono cose di una certa gravità…Io, poi, sono di sinistra ma sono anche abbastanza intollerante: come si fa a non vedere che è il potere economico che cerca ad ogni costo di appiattire la massa verso il basso? Verso il culturalmente basso? E' un retaggio culturale che fa si che l'uomo non culturalmente elevato segua il gregge per risolvere i suoi problemi…non pensando che è interesse dei potenti indirizzarti verso determinati comportamenti.

Comportamenti in assenza dei quali si potrebbero fare cose più costruttive, magari?

Certo. Basterebbe fermarsi e pensare…solo che, talvolta, pensare significa anche aver paura di non riuscire. Alla fine della vita, però, questo modo di vedere le cose, darà i suoi frutti. Io spero di appartenere a questa categoria, di coloro che riescono a pensare, giacchè ritengo di non appartenere a nessuno. Io sono di sinistra, lo ripeto, ma non voto Bertinotti perché lui mi chiede di votarlo. Lo voto, magari, se ascoltandolo mi piace ciò ch'egli dice. Ho votato Pannella per tanti anni ma oggi lo ritengo un rincoglionito. Il mio non è un modo di essere di sinistra dogmatico. So pensare. Se Fini, un giorno, dovesse dire e proporre delle cose interessanti lo seguirei. Certo, visti i presupposti, ritengo la sinistra in grado di offrire chances più intelligenti. Basta leggere la storia: dai romani a oggi la destra è sempre stata conservatrice, dando man forte ovunque al potere costituito.

Rimpiange il clima che si respirava negli studi RCA negli anni Settanta?

Purtroppo quel periodo è finito. L'RCA aveva ben cinque studi, al bar che era lì si potevano incontrare artisti che avrebbero segnato pagine fondamentali della nostra musica come Rino Gaetano o Anna Oxa, per esempio. Si poteva lavorare a 360° con tutti.

Come venivano portati avanti i progetti delle sigle da lei realizzate?

In quel periodo c'era Olimpio Petrossi, all'RCA, che si occupava del settore dedicato alle sigle. Mi affidava il compito di eseguire quelle canzoni e per me divennero quasi routine. Supercar Gattiger la realizzai con mia moglie Gloria Martino. Fu una rivisitazione di un pezzo che avevo scritto per Morricone. Ennio aveva bisogno di una canzone moderna per un film di Mastroianni che si intitolava: Così come sei . Creai così un certo tipo di sound (il pezzo si chiamava "Dance On" ndKBL). Olimpio sentì il pezzo e mi propose di utilizzarlo, ripescandone la matrice originaria.

Si ricorda Daltanious?

Di quella so che curai l'arrangiamento e che la cantarono Douglas Meakin e Massimo Cantini. Non mi ricordo altro. Doogie ne faceva un sacco di quelle sigle! Era quella l'RCA: uno aveva bisogno di fare un pezzo, ti chiamava, poi ci si conosceva…era un altro spirito! Daltanious fu un cartone animato abbastanza famoso, no?

Certo, ebbe un buon successo. Sa quante copie vendette il disco?

No, non lo so davvero. Ogni tanto la SIAE mi manda qualcosa per Supercar Gattiger …niente di più.

Si ricorda come nacque Supercar Gattiger?

In quel caso non ci fu la consueta gara. Olimpio mi propose di fare il pezzo utilizzando l'altro che avevo messo su per Morricone. Poi mia moglie fece il testo. A cantare c'erano i Fratelli Balestra: Claudio, Mauro e Giancarlo (in realtà c'era solo Giancarlo).











Ha fatto altre sigle che non abbiamo menzionato?

Per i cartoni animati no. Collaboravo a tante altre, che però non avevo scritto in prima persona.

Le fa piacere che i fans, ancora oggi, si ricordino le sue sigle con piacere?

Mi fa piacere, sì! Come no! Per un musicista, al di là della valenza artistica del pezzo, è sempre un piacere scoprire amato il proprio lavoro. Purtroppo io non riuscii ad apprezzare quei cartoni proprio perché per noi era un lavoro. Da professionista, comunque, ho sempre dato il massimo, sia stato un lavoro per Baglioni che per l'ultimo arrivato.

Le è mai capitato di accendere la televisione e di ascoltare le sigle che vanno in onda sulle reti Mediaset?

Quelle cose sono oscene! E dire “oscene” è far loro un complimento. Sono fatte veramente da ‘peracottari', come si dice a Roma. E' roba che fa schifo. Un'azienda intelligente non dovrebbe contaminarsi di personaggi talmente chiusi. Il target a cui si rivolge la Mediaset è dozzinale e per loro è conveniente dare prodotti scadenti. Migliorare la qualità a scapito della quantità per la Mediaset sarebbe un problema. Un mio ex-amico, che non frequento da molto tempo, e che è Demo Morselli, pur di stare in televisione dietro a Costanzo, fa il clown…io non ci andrei mai. Me ne vergognerei. Il livello culturale del telespettatore medio che guarda i prodotti Mediaset è allucinante. Una sera vorrei mettermi al tavolo con qualcuno di loro…fanno delle domande da ebeti. Un clima volutamente da ebeti. Per uno che fa il mio mestiere è fondamentale capire che si possono accettare tanti compromessi ma mai sminuire i principi per i quali si è deciso di intraprendere questo cammino. Con la televisione commerciale, la Mediaset cattura il pubblico e lo educa in un certo modo. Prima, almeno, c'era RAI 3 che faceva qualche programma intelligente. Oggi le cose carine non le fa più nemmeno RAI 3...

E' un panorama massacrante.

Posso dire che il programma più bello della Mediaset è il TG4 di Emilio Fede. Mi diverte un sacco. Lo trovo squisito. E' difficile fare una cosa come quella. Vedo i suoi giornalisti schiacciati da questa personalità così…forte. E' la cosa più vera che vedo fare alla Mediaset.

Non sto neanche a chiederle se preferisce il mondo musicale di oggi o quello degli anni Settanta e Ottanta…

Neanche a parlarne. I miei amici, cominciando da Baglioni e da Renato Zero, sono quelli che, come aprono bocca, vendono ancora milioni di copie…e sono liberi. I valori di allora erano giusti. Negli anni Novanta non si è inventato nulla. Solo la tecnologia ha consentito un'esposizione migliore di questi prodotti. Oggi chi fa musica è figlio di qualcuno che lavora in Mediset, per esempio, che compra un computer e se la fa a casa. E quella è musica fatta male. Occorrerebbe tornare a una certa etica. Etica che non interessa per niente al potere. Purtroppo non siamo alla Corte di Federico II ma a quella di Arcore…e il Re in questione non è neppure simpatico. Culturalmente poco dotato, secondo me, Berlusconi è ai limiti dello sbaglio dei congiuntivi. Il paragone con Mussolini forse è esagerato, per carità, ma in definitiva il percorso è quello: tu stai là, ben visibile da tutti, e imponi il tuo stile di vita facendo pensare, secondo la logica del sogno americano, che tutti potrebbero trovarsi al tuo posto. Ma per riuscirci devi essere uno squalo. Io, abruzzese, di estrazione cattolica, mentalmente umanista non posso passare sopra a certi meccanismi. Di un tipo come Berlusconi si vuol vedere, e si vuol far vedere, solo la faccia esteriore. Per capire cosa c'è dietro occorre farsi delle domande. Per esempio: “Ma come ha fatto, questo, ad arrivare lì?”

Ci dica quali sono il suo peggior difetto e la sua migliore qualità?

Sono del segno del cancro per cui sono una persona lunatica. Come qualità posso dire che non mi aspetto nulla dalla vita, tutto quello che mi arriva lo considero un regalo e in questo modo so apprezzare le piccole cose. Mi piace vivere alla giornata senza pormi troppe mete e troppi sogni…Così facendo non sto alla mercè della corrente. E poi, come diceva Platone, più mi faccio domande sulla mia strada culturale e più ne so sempre di meno.

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