Villa Lancellotti


     Si estende su una parte del celebre fondo di Lucullo. Appartenuta in precedenza a M. Bonanni che la rivendette nel 1590 a Mons. Alfonso Visconti, la villa nel 1609 divenne proprietà del duca Mario Mattei. In seguito fu del duca Ferdinando Gonzaga che la vendette nel 1617 al banchiere pisano Roberto Primi, tesoriere di Paolo V. Sua figlia, Caterina, sposò Silvio Piccolomini alla cui famiglia la villa rimase fino al 1840, anno in cui fu venduta al barone Francesco Melherm di Baviera. Il figlio Teodoro nel 1866 la vendeva ad Elisabetta Aldobrandini, moglie di Filippo Lancellotti. Attualmente è di proprietà del Collegio di Propaganda Fide. L’edificio antico, molto probabilmente quello del periodo dei Bonanni, era a tre piani con painta rettangolare ed una copertura costituita da falde asimmetriche su ognuno dei lati del palazzo. Sul davanti della villa era un piccolo giardino creato su una terrazza, delimitato da due file di alberi. Pietro Piccolomini fece costruire la grande scala interna e modificò la facciata animandola con l’inserimento di una parte centrale, scandita da lesene e cornici. Una gradinata ovale conduce al portale sopra il quale è una loggia a tre arcate all’altezza del piano principale, sormontata da un attico decorato da statue. Con i Lancellotti l’interno dell’edificio fu decorato da una serie di affreschi, il giardino ebbe una nuova sistemazione, la villa in particolare si ampliò con l’aggiunta della vicina Rufinella.

     Internamente, entrambi i piani presentano un grande salone centrale attorno al quale si articolano le stanze. Il salone del primo piano reca affreschi gravemente danneggiati dalla guerra: le pareti si aprono su finte prospettive di paesi, mentre conigli e volatili sono dipinti in finte finestre ovali sopra le porte. In una stanza dello stesso piano sono dipinte , in una fascia pittorica che corre al di sotto del soffitto, le vedute dei possedimenti Lancellotti a Roma, Frascati, Portici e Avellino. Il pianterreno conserva ancora le volte a padiglione originarie e reca decorazioni ed affreschi di vari soggetti, dal sacro, al mitologico, all’illusionistico. Attraverso un cancello di ferro battuto finemente lavorato si passa dal vestibolo al giardino di fronte al palazzo, in fondo al quale è una vasca che precede il Teatro delle Acque. Molto restaurato intorno al 1870, il Teatro delle Acque faceva parte della primitiva sistemazione del giardino ed è costituito da un emiciclo formato da una serie di nicchie divise da lesene che contengono statue.