Museo Etiopico

Via di Diana, Tel. +39-6-9368140



     Il Museo, parzialmente riaperto nel 1989, fu fondato nel 1935 per ospitare gli scafi delle due Navi Romane che nell'età imperiale, un Cesare Augusto Germanico, forse Caligola o Claudio, fece costruire sul lago, per celebrarvi riti e feste in onore di Diana, due gigantesche navi ricche di sovrastrutture murarie ed impreziosite di bronzi, marmi ed altri materiali. Le due navi anche se affondate, nel tempo continuarono dal fondo del lago a polarizzare con la loro storia leggendaria l'attenzione degli studiosi che invano, nel corso dei secoli, ne tentarono il recupero. Molti tentativi furono effettuati intorno al 1446 ad opera di L. Battista Alberti, ma solo nel 1928-31 con un parziale ed artificiale prosciugamento delle acque, gli scafi ben conservati, furono tirati a secco e alloggiati in due grandi edifici adibiti a Museo.

     Purtroppo, il rarissimo cimelio, documento unico al mondo della insospettata perfezione tecnica navale romana, veniva distrutto dagli eventi bellici il 31 maggio del 1944, forse ad opera delle truppe tedesche in ritirata. Ciononostante il Museo delle Navi Romane è ancora di estremo interesse, per la documentazione della tecnica navale romana e per i numerosi pezzi archeologici che conserva. Tra questi i notissimi bronzi di rivestimento delle travi, con teste di leone, di lupo, di pantera, di medusa e con mani apotropaiche che dovevano tenere lontani gli spiriti maligni; molte ermette bifronti, una transenna bronzea, terrecotte ornamentali. Delle navi sono esposti due fedeli modelli in scala a un quinto del vero e molti elementi salvati dall'incendio: un ancora di ferro a ceppo mobile che porta inciso il peso (417Kg), del tipo che la Marina inglese chiama "dell'Ammiragliato"; un grande rubinetto di bronzo, pompe, piattaforme girevoli, ruote dentate, un timone, ecc. Il museo comprende anche una sezione documentaria sulla tecnica navale romana e sulle organizzazioni marinare.