Cenni Storici



     S. Nilo di Rossano (910-1004), egumeno di Monaci greci basiliani, allontanatosi dalla Calabria in seguito alle incursioni saracene, cercò asilo nel Lazio. Qui, sotto la protezione di Gregorio I, conte di Tuscolo, abitò nel piccolo cenobio greco di S. Agatanella valle di Molara, fin quando ottenne in dono dallo stesso conte un vasto terreno nel territorio tuscolano. Incominciò così nel 1004, la costruzione della famosa Abbazia. Negli anni che seguirono la morte di S. Nilo, i Conti Tuscolani continuarono a proteggere i monaci: concessero alla badia numerosi privilegi e la dotarono di altri possedimenti. Il Papa Benedetto VIII, figlio del conte Gregorio, confermò la donazione paterna ed anzi incrementò le loro proprietà; il fratello e suo successore Giovanni XIX, nel 1204, consacrò la chiesa eretta dall'abate Bartolomeo, discepolo di S. Nilo.

     I rapporti tra la badia e i Pontefici tuscolani divennero più stretti con Benedetto IX, nipote di Gregorio I, il quale nel 1037 accordò la sua protezione al monastero concedendo alcuni beni nel territorio di Albano, e volle come suo consigliere l'abate Bartolomeo. Nel 1060, l'arciprete di S. Giovanni a Porta Latina concesse all'Abbazia di Grottaferrata la chiesa di S. Primo, con case e terreni e la metà del lago di Turano, sulla Via Prenestina. Importante è una Bolla di Pasquale II, del 1116, dove è fatto un catasto dei beni dell’abbazia nel secolo XII. I possedimenti dei monaci a quel tempo erano vastissimi e si estendevano nei territori albani, labicani, tuscolani ed altri. Il Papa Callisto II dichiarò l'Abbazia soggetta soltanto alla Chiesa Romana, ed esente perciò dalla giurisdizione del vescovo. Nel 1140 i Monaci furono costretti a ricorrere al Papa Innocenzo II contro i soprusi di Tolomeo II, conte di Tuscolo: i rapporti, infatti, con gli ultimi rappresentanti dei tuscolani non erano buoni come una volta, tanto che una Bolla del 1150 di Eugenio III, diretta all'abate Nicolò II, stabiliva l'indipendenza della badia dai Vescovi di Tuscolo.

     Nella seconda metà del XII secolo, il territorio circostante l'Abbazia fu devastato a causa della lotta tra gli abitanti di Albano e quelli di Tuscolo e soprattutto tra questi ultimi e i Romani. Nel 1163, i Monaci furono costretti a rifugiarsi a Subiaco. Nel 1188 dovevano già essere ritornati all'Abbazia se Clemente III vietava loro di alienare beni e possedimenti del monastero senza il consenso papale: questa Bolla fu emanata per frenare la sempre maggiore prepotenza dei Conti Tuscolani che porterà tre anni dopo alla distruzione completa della città di Tuscolo da parte dei Romani. Alessandro IV, in due Bolle del 1259, confermò l'indipendenza della badia dalla diocesi Tuscolana. Intorno al 1272 furono compiuti alcuni importanti lavori di restauro dall'abate Ilario III. Durante lo scisma d'Occidente, l'Abbazia servì di accompagnamento alle milizie dell'antipapa Clemente VII prima della battaglia di Marino protetti dai signori del luogo: i Caetani di Fondi, i quali parteggiavano per l'antipapa. Anche durante le guerre di Ladislao, re di Napoli, l'Abbazia fu più volte alloggio delle milizie. Martino V, nel 1428, la eresse in commenda e la diede in concessione a Oddone de Variis, suo congiunto; Eugenio IV, nel 1432 abolì la commenda e nominò abate Pietro Vitali che resterà in carica trenta anni. Nel 1462 Pio II, interrompendo la serie degli abati perpetui, conferì l'Abbazia in commenda al Cardinale Giovanni Bessarione, vescovo tuscolano: la serie dei commendatari durerà fino al 1816.

     Il Cardinale Bessarione si occupò del recupero di molte proprietà e del riordinamento dell’amministrazione. Istituì la "Platea o Regestum Bessarionis", particolarmente importante per la storia dei possessi del monastero. Alla sua morte (1472) seguì il Cardinale Giuliano della Rovere al quale si deve la fortificazione dell'Abbazia mediante la bellissima cinta bastionata, anteriore al 1492, quando, con l'elezione di Alessandro VI, il Cardinale si ritirò nella Rocca di Ostia. Nel 1482, l'esercito pontificio fece di Grottaferrata la base delle operazioni militari contro i Colonna fortificati in Marino. Nel 1494, Grottaferrata fu concessa a Fabrizio Colonna che era stato mediatore della resa della Rocca ostiense, il quale la cedette ai legati del re di Napoli che la tennero fino a quando i napoletani lasciarono Roma all'avvicnarsi dell'esercito di Carlo VIII. L'Abbazia fu poi restituita al Cardinale della Rovere che ne rimase commendatario fin quando divenne papa con il nome di Giulio II. Fu sostituito dal Cardinale Giovanni Colonna, al quale seguì Pompeo, Cardinale nel 1517, e poi il nipote Fabio. Sotto i Colonna i monaci si ridussero a 10. Poi per un secolo l'Abbazia fu governata dai Barberini: Francesco, Carlo, Francesco. Alla morte di quest'ultimo (1738) fu nominato commendatario il Cardinale Guadagli. Sotto il suo governo il Papa Benedetto XIV emanò la costituzione "inter multa", ponendo così fine alle controversie tra la badia ed il Vescovo di Frascati. Nel periodo napoleonico il Monastero subì molte spoliazioni, nonostante non rientrasse nell'elenco dei Monasteri soppressi.