Eremo di Camaldoli


     L'eremo di Camaldoli sul Tuscolo ha origine in seguito allo sviluppo della congregazione degli eremiti camaldolesi di S. Ruomaldo (952-1029), fondata a Monte Corona. Tale ramo dei camaldolesi nasce dal monaco Paolo Giustiniani della nobile famiglia veneziana, beato e fondatore della congregazione, in armonia con il totale rinnovamento voluto dal Concilio di Trento, rinnovamento che i Camaldolesi interpretano come un fatto di preghiera e di meditazione. Proprio tale posizione spirituale agli inizi del Xvii secolo porta alla formazione di molte comunità di eremiti come quelle di Padova (1601), di Nola (1602), di S.Michele della Torre presso Napoli (1602, di Vico Equense e Fano (1608). La scelta del suolo per la fondazione dell'eremo, che segue quella di altri in Italia, nasce dalla necessità di avere una sede nei pressi di Roma, essendo l'ordine direttamente controllato dqal Papa, e viene promossa dal nobile comasco Giovan Angelo Frumenti, canonico di S. Maria Maggiore in Roma. Egli individua la località Grotta del Ceraso nei pressi di Frascati e di proprietà della Camera Apostolica. Il concretizzarsi dell'operazione viene raggiunto dal Procuratore Generale di Monte Corona, il veneziano padre Alessandro Secchi, con l'appoggio di Francesco Borghese fratello di Paolo V, superando tra l'altro l'ostacolo del Governatore di Frascati. Il terreno viene concesso in enfiteusi perpetua il 26 dicembre 1606 confermato il 27 dicembre 1607 con esatta indicazione sulla costruzione dell'eremo e della chiesa, che sorgeranno sul luogo ove sono presenti imponenti ruderi forse relativi a una villa del I secolo d.C., conglobanti opere anche più antiche. Si ricorda che una lapide testimonia la munificenza di Paolo V nei confronti dell'eremo camaldolese, posta al centro della doppia rampa che sale alla chiesa. Per l'interessamento dei Borghese, notabili della zona, le opere edilizie procedono celermente e già le prime quattro celle nel 1607 vengono ultimate e lo stesso papa Paolo V nel 1608 benedice la prima cappellina della prima cella dedicata all'Annunziata. Con una donazione papale, inoltre vengono concessi fondi per la costruzione di ulteriori 14 celle e di una chiesa che congloba due precendenti cappelle e viene dedicata a San Romualdo fondatore dei Camaldolesi e consacrata l'11 ottobre 1610. Tale chiesa non è quella che noi oggi vediamo perché nel XVIII secolo viene sostituita da un nuovo edificio, mentre un'ulteriore cappella viene aggiunta da Ortensia Santacroce cognata di Paolo V. Ulteriori sviluppi dell'eremo si hanno nel corso del XVIII secolo, soprattutto con il contributo da parte delle famiglie Aldobrandini, Montalto, Altemps, Borghese tutte proprietarie delle terre e delle ville vicine. Tali sostegni determinano il completamento quasi totale del complesso, riservato però alla visita dei soli uomini e in particolare ai viandanti, che trovano ospitalità in una foresteria. Infatti la vita dell'eremo esercita un fascino particolare sui viandanti, dovuto anche al particolare ambiente naturale che lo circonda e al senso di povertà unita alla religiosità interiore manifestata dai monaci. Con la consacrazione della chiesa nel 1660 effettuata dal Cardinale Aldobrandini, viene momentaneamente interrotta la tradizionale clausura con l'accesso di molte donne rappresentanti la nobiltà romana per la visita dell'eremo stesso. Infatti nel 1656 la stessa Cristina di Svezia ormai convertita la Cattolicesimo, con la dispensa papale viene ammessa, accompagnata da un gruppo di uomini e donne, alla visita del luogo. L'interesse dell'eremo prosegue anche nel XVIII secolo e lo stesso Cardinale Passionei, noto personaggio della Curia Romana evoluto e liberale, sceglie Camaldoli quale luogo di ritiro, anche se nel tempo è personaggio piuttosto discusso. E' circa il 1731 e il Cardinale comincia a frequentare il luogo, inserendosi inizialmente nelle celle esistenti, ma successivamente organizzandone una propria con più comode attrezzature e dimensioni, circondandosi di propri ospiti fra cui il noto pittore Ghezzi, personaggi che al paesaggio uniscono la lettura e la discussione in attesa dei giornalieri pasti, assumendo nel dibattito una posizione critica contro la Curia. Nel 1781, con la morte del Passionei, personaggio intruso nella vita dei monaci eremiti, viene praticamente cancellata ogni traccia del suo inopportuno passaggio. Nel 1772, come già anticipato, viene consacrata la nuova e attuale chiesa, abbattuta la precedente da parte del Cardinale Enrico di York, vescovo tuscolano, nel corso del XIX secolo vari sono gli episodi incorsi all'eremo che possono così sintetizzarsi: nel 1810, con le sanzioni napoleoniche assunte verso gli ordini religiosi, il luogo viene chiuso e i monaci cacciati; nel 1821, dopo la riapertura, l'eremo viene assalito dal bandito Gasparone che sequestra i monaci con una richiesta di riscatto; dal 1831 in poi, il Papa Gregorio XVI già presente a Camaldoli come monaco, dopo lo spostamento estivo del Papa a Castelgandolfo, viene in visita ogni anno a Camaldoli; nel 1844 viene realizzato, proprio a Camaldoli, il Capitolo Generale degli Eremiti di Monte Corona che viene successivamente chiuso nel 1861 con l'inserimento del Procuratore generale dell'Ordine nella sede tuscolana, ove tuttora risiede e controlla tutti gli altri monasteri sparsi nel mondo.